Nel mondo tetro di The Rover non c’è praticamente alcun retroscena, nulla conta davvero in questo posto, e conosciamo ben poco del personaggio di Robert Pattinson, Rey, oltre al fatto che lui e suo fratello, più grande di lui (Scoot McNairy) fanno parte di una banda di teppisti che riescono a venir fuori, in modo molto violento,da un atto criminoso che non vediamo nel film. Un Rey ferito viene abbandonato per motivi opportunistici, e diviene di fatto un ostaggio per Eric (Guy Pearce), la cui auto è stata rubata dagli ex amici di Rey. (Eric vuole seriamente recuperare quella macchina e il motivo verrà svelato solamente nelle ultime battute del film). Nel ruolo di Rey, Pattinson interpreta un “mezzo scemo “, come lo chiama Eric. Bel lontano dall’Edward Cullen di Twilight, il vampiro delle fantasie adolescenziali.
The Rover è anche il secondo film per David Michôd nel ruolo di regista, dopo il tanto lodato e provocatorio Animal Kingdom nel 2010. E anche se è ambientato in Australia, la terra d’origine di Michôd, sia Rey che suo fratello hanno un inspiegabile accento dell’America del Sud. E’ un bene per Pattinson che il ruolo non abbia niente di simile ad Edward, il personaggio che lo ha reso famoso. Rey all’inizio è molto spaventato, in una scena lo vediamo in posizione fetale. Ma cambia mani mano che il film prende piede(non possiamo descriverlo per non rovinare l’attesa). Scott Foundas per Variety, ha definito l’interpretazione di Pattinson come "interpretazione che ridefinisce una carriera".
In una intervista con BuzzFeed questa settimana a Beverly Hills, Pattinson ha discusso di The Rover (che ha debuttato a Cannes lo scorso mese e sarà rilasciato a New York e Los Angeles questo fine settimana, e a livello nazionale venerdì prossimo), e della sua carriera post-Twilight. Ha lavorato molto negli ultimi tempi: in Maps to the Stars con David Cronenberg, che ha debuttato al Festival di Cannes, in Queen of the Desert di Werner Herzog, un Life di Anton Corbijn, e in Idol’s Eye di Olivier Assayas con Robert De Niro, in quest’ultimo caso non ha ancora iniziato le riprese. A causa di paparazzi e fan ha vissuto parte della sua vita a nascondersi, ma lui non sembra né pensieroso, né torturato. In realtà si affretta a riderci su. Anche perché sembra aver capito in che modo può vivere una vita sana, anche se non particolarmente normale.
Hai un accento meridionale in questo film, così come un certo numero di tic vocali e facciali. Erano già presenti nello script o li hai sviluppati con David Michôd?
Robert Pattinson: E’ un accento del Sud, ma non ha un luogo specifico. Per quanto riguarda i tic e cose simili potevano essere accennati nello script? La verità è che quando ripeti ad alta voce le battute è un po’ come se uscissi dal tuo corpo.
The Rover sembra essere stato difficile da girare. Sembra facesse molto caldo e ci fossero tante mosche?Lo è stato? Pensi sia stato utile per ruolo?
Robert Pattinson: penso sia stato estremamente facile. Penso che la cosa più stressante nei film sia dovuta al cambiamento repentino del tempo. Crea solo panico. In questo caso faceva continuamente caldo. Se l’intenzione fosse stata quella d’interpretare un personaggio pulito, allora sarebbe risultato incredibilmente stressante. L’idea di avere qualcuno lì pronto a ritoccarti il trucco ogni 10 secondi, ma in questo caso in mezzo al fango in realtà non fa alcuna differenza. Reciti contornato dalla sporcizia.
Hai portato gli stessi vestiti per tutto il tempo?
Robert Pattinson:Non pensavo di vedere tanti vestiti uguali. C’è voluto molto tempo. Sono passato attraverso centinaia di paia di jeans. Tutto dovuto al modo in cui dovevano calzare esattamente, il reparto costumi era angosciato, abbiamo dovuto utilizzare la colla per farli scendere in un determinato modo. Erano particolarmente spessi. Ma ero il solo a sapere esattamente come volevo sentirli. Inoltre, per le T-shirt, ho saputo dal provino che erano esattamente quelle che volevo indossare. I colori e tutto.
Vorrei chiederti qualcosa al riguardo della scena in cui canti "Pretty Girl Rock". E’ venuta fuori dal nulla, molto bella.
Robert Pattinson:quando ho letto quella parte dello script ho capito che quello era un punto di svolta : Wow, questo è completamente su un altro livello rispetto alla maggior parte delle cose che sto leggendo. E’ una cosa estremamente coraggiosa da fare, potrebbe essere completamente sconvolgente per le persone. Ho pensato potesse rappresentare un piccola aggiunta, e quando sono andato a girare la scena, ho scoperto che David aveva ottenuto questa enorme pista che mi ha permesso di dare gas per tutta la canzone. Notevole.
E’ stato un momento molto dolce, si percepiva il fatto che il personaggio non avesse mai vissuto un momento simile nella sua vita.
Robert Pattinson: Non ha mai veramente imparato a riflettere come una persona normale. Lui non capisce il concetto secondo il quale le sue decisioni scateneranno un effetto, perché nessuna decisione che abbia mai preso ha avuto delle conseguenze prima.
Twilight ti ha reso una ricca star del cinema ma anche un facile bersaglio per i paparazzi. Adesso che sono trascorsi quasi due anni dall’uscita di Breaking Dawn parte 2, se ti guardi indietro come consideri questa esperienza?
Robert Pattinson: quando ho firmato per il seguito,dopo l’uscita del primo film mi aspettavo sarebbe stato un processo che sarebbe andato avanti per circa 10 anni. Anche se non ero certo. Sono stato incredibilmente fortunato. Ma bisogna tener presente che man mano che gli anni passano e con ruoli differenti accade qualcosa, e la percezione della gente cambia un po'. Non sono solito guardarmi indietro, rappresenta una parte della mia vita. E’ un’unica strada, davvero.
Molti attori vanno avanti e indietro tra grandi film studio e film indipendenti più piccoli. Ma da Twilight, sembra che tu abbia evitato i grandi film studio. È una cosa deliberata?
Robert Pattinson:Non ho ricevuto offerte. Un po’ di offerte sono arrivate dopo la prima di Twilight, probabilmente perché rappresentavo la novità, e dunque ti offrono un sacco di grandi ruoli. Ma nulla di veramente adatto a me. Credo la gente lo abbia percepito, ruoli simili non fanno per me. Non ho mai praticato sport di squadra a scuola, e penso che parecchia gente possa confermare. Per quanto man mano che invecchio io sia più aperto a determinati ruoli. I giovani che prendono parte a questi grandi film vengono descritti come persone che hanno sempre praticato sport di squadra. Io li odiavo.
Stavo per chiederti se ti sentivi frenato in Twilight, ma penso di dover mutare la mia domanda se non praticavi sport di squadra.
Robert Pattinson:E’ molto bizzarro. Penso di aver gravitato intorno alle parti di tipi solitari. Le mie reazioni emotive arrivano piuttosto in ritardo. Quando ho fatto Twilight, Catherine Hardwicke era del tipo “Perché la stai guardando in questo modo? La devi guardare come se la volessi uccidere. " Ed io ero del tipo “Che sto facendo? Ecco, la guardavo con uno sguardo innamorato! " Allora ho provato a fare Cosmopolis che ha uno spettro emotivo in leggero ritardo. Ho voglia di impegnarmi, affinchè la mia parte non sia data solo dal fatto di recitare delle battute.
Sembri molto concentrato suo registi nelle tutte scelte.
Robert Pattinson:Provi sempre a limitare il margine di errore per quanto sia possibile. Anche se finisci con il fare un film di merda, hai pur lavorato con Herzog o qualcuno del genere, non stai facendo un film di supereroi che dovrebbe rappresentare qualcosa di completamente diverso. E poi se fai un film di merda di supereroi, sei del tipo, cosa vi aspettavate?
Hai appena detto che il film di Werner Herzog, nel quale reciti TE Lawrence, è merda?
Robert Pattinson: No, niente affatto! Ma è stato difficile per me, comunque.
Ah, è questo. Non l’avrei mai detto.
Robert Pattinson: Sono stato sul set per circa 10 giorni. No, penso sarà molto cool. Ho visto un po’ di cose di Franco e Nicole Kidman e sembrano davvero buone. E’ un po’ un assicurazione. Volevo lavorare con da anni. Penso che Animal Kingdom sia stato uno dei migliori debutti degli ultimi 10 anni.
Hai tanti film in arrivo, come ad esempio Life , la storia di James Dean e Dennis Stock, un fotografo. Molte delle parti che hai scelto dopo Twilight sembrano non avere nulla a che fare con la tua esperienza di vita. Ma il concetto di fotografia e giovane star si intersecano.
Robert Pattinson: E’ divertente, non avevo pensato ad una cosa simile. Ciò che mi ha attratto del ruolo è la gelosia professionale. Molto prima che James Dean divenisse famosa amava il fatto che gli venissero scattate delle foto. Entrambi sono molto arroganti ed entrambi pensano di essere grandi artisti. Dennis era completamente nevrotico e geloso di tutto. Non ho davvero pensato all’aspetto celebrità di questa cosa. E non credo che Dennis ci abbia mai pensato. E penso che in seguito fosse incazzato di averla ricevuta in eredità.
Ho letto un'intervista di recente in cui hai detto che non eri sicuro di essere sulle orme dell’attore. Pensi che lo sarai mai?
Robert Pattinson: Non lo so. In un certo senso, lo spero. L’unica cosa di cui mi occupo in ogni singola parte è quella di superare i miei problemi di fiducia. Penso di averne realmente bisogno. Ma tutto ciò succede quando tutto diviene pazzesco e perdi il controllo della tua vita personale. E’ frustante, soprattutto quando sai perfettamente nella tua testa cosa vorresti fare ma poi qualcosa ti frena. E’ una cosa che mi fa impazzire. Penso sia giusto non avere aspettative per quanto riguarda il personaggio che interpreti. Mi fa stare bene.
Cosa fai quando capisci di non poter fare qualcosa?
Robert Pattinson: E’ orribile. C’è stato un momento quando stavo girando Life in cui sapevo esattamente come interpretare una scena, mi ero praticamente pianificato l’intera scena del film. E poi per qualche motivo è saltato tutto. Nessuno ne era a conoscenza e mi sembrava di perdere la testa sul set. E in quel momento diventano tutti estremamente scomodi. Poi ripensandoci ti rendi conto che non puoi semplicemente non lasciare parlare gli altri e stabilire le battute in circa 10 modi differenti. E sperare che venga modificata ciascuna volta. Potrebbero lasciarmi libertà per quanto riguarda la mia personale interpretazione?
È frustrante?
Robert Pattinson: E’ più orribile che mai. Soprattutto perché nella maggior parte del tempo, soprattutto nelle grandi scene emotive, ti senti come se stessi fingendo. E tu cerchi di non fingere, ma il corpo non risponde al comando. E non c’è niente che tu possa fare. Alla fine della giornata, le persone che hanno guardato non lo potranno affatto dire perché per il 90% del tempo puoi guardare una scena che pensi sia la peggiore per il fatto di aver finto, ma nessuno lo saprà.
Recentemente ho riletto su Vanity Fair un articolo su di te del 2011, in cui dicevi che la vita era abbastanza invivibile a causa dei paparazzi. Le cose sono migliorate?
Robert Pattinson: Ricordo di aver rilasciato quell'intervista, e la discussione era piuttosto leggera. Poi quando è stata rilasciata l'intervista sembrava che stessi per uccidermi.
Oh!Parte di questa intervista era strutturata sulla base di come interpretava il giornalista le osservazioni in merito alla tua vita.
Robert Pattinson: Ed io ero del tipo ‘queste sono le sue osservazioni in merito?’ Eravamo seduti a casa di qualcuno. Qualunque sia, suppongo che dal un punta di vista esterno si possa osservare questo momento nella vita in cui c’è bisogno di abituarsi a come appare la tua vita e quanto dicenti incredibilmente isolata. Ma questo accadeva quattro anni fa. Mi sentivo un po’ strano. Ma quando capisci cosa ti piace fare diventa tutto più semplice. Alcune persone sono contente di farsi fotografare mentre acquistano generi alimentari o quando semplicemente escono. Ho capito di non riuscire a gestire affatto questa cosa. E proprio per questo non mi reco in quei posti nei quali so che potrebbero fotografarmi. E non appena prendi una decisione del genere,smetti di preoccuparti e di lamentarti, e ti levi un bel peso.
Quindi, c’è un modo di vivere la tua vita senza essere fotografato?
Robert Pattinson: Sì. Al 100%.
Anche qui a Los Angeles?
Robert Pattinson: Ci sono pochissimi posti in cui puoi andare. Se vai al The Grove, accetti il fatto che potrebbe succedere.
Non puoi andare all’Apple Store al The Grove.
Robert Pattinson:Non conosco quel posto. Devo cercarlo.
Allora, ti piace vivere a Los Angeles? Voglio dire, potresti vivere dove vuoi.
Robert Pattinson: Ho sempre pensato che sarei tornato a Londra, ma Londra è cambiata molto da quando l’ho lasciata. Un sacco di miei amici l’hanno lasciata o hanno famiglia. E’ tutto diverso adesso. Inoltre, il mio interesse primario in questo momento della mia vita è dato dai film, e questo è il posto migliore per quanto riguarda il cinema. Inoltre mi piace vivere qui. La gente ha voglia di fare, non se ne restano tranquilli per tutti il tempo. In molte grandi città, la maggior parte delle persone sono del tipo ‘Oh, Dio, è impossibile’. Le persone non sono così a Los Angeles e mi piace davvero.
In quella intervista di Vanity Fair, hai detto che ammiri Charlie Sheen.
Robert Pattinson:Che ho fatto?
Sono sicuro che fosse una cosa del momento. Hai detto che ti piaceva il fatto che fosse pazzo e che se ne fregasse di tutti. E al The Hollywood Reporter di recente, hai detto di essere un fan di Harmony Korine immagino per le stesse ragioni. Potresti fregartene di tutti?
Robert Pattinson: Lo faccio, in un certo senso. Ma non voglio che la gente mi odi. Fondamentalmente faccio quello che voglio. Ma uno degli aspetti di quello che voglio è che la gente mi ami!
In The Rover’s bleak universe, there is virtually no backstory — illustrative of a world in which nothing really matters — and we know little about Robert Pattinson’s Rey other than that he and his older brother (Scoot McNairy) are in a small band of thugs who were violently thwarted during a criminal act we don’t see. An injured Rey has been abandoned for expedience’s sake, which is how he becomes a hostage to Eric (Guy Pearce), whose car has been stolen by Rey’s former friends. (Eric really wants that car back, for a reason that is revealed only in the movie’s final moments.) As Rey, Pattinson plays a “half-wit,” as Eric calls him, a far cry from Twilight’s Edward Cullen, the emo vampire who served as a tweenage fantasy.
The Rover is David Michôd’s second feature as a director, following up on 2010’s lauded, provocative Animal Kingdom. And though it takes place in Australia, where Michôd is from, Rey and his brother inexplicably have American Southern accents. It’s good for Pattinson to sound nothing like Edward, the character that made him famous. Rey starts out fearful — in one scene he folds himself into a fetal position. But he also changes as the movie goes on (to describe would be to spoil). In Variety, Scott Foundas called it a “career-redefining performance” for Pattinson.
In an interview with BuzzFeed this week in Beverly Hills, Pattinson discussed The Rover (which premiered at Cannes last month and comes out in New York and Los Angeles this weekend, and will be released nationally next Friday), and his post-Twilight career. And he has been working a lot: In addition to David Cronenberg’s Maps to the Stars, which also premiered at Cannes, he will soon appear in Werner Herzog’s Queen of the Desert, Anton Corbijn’s Life, and Olivier Assayas’ Idol’s Eye with Robert De Niro, which has not yet begun filming. As someone who tripped into huge stardom after he was cast in Twilight, and then fell into a viper’s nest of paparazzi as one-half of a tabloid couple while he dated his co-star Kristen Stewart, Pattinson, now 28, described life after Edward as a “process.”
He has now lived a good portion of his life hunted, both by paps and fans, but in person, he is neither brooding nor tortured. Actually, he was quick to laugh. And he seems to have figured out how to live a sane life, if not a normal one.
You do a Southern accent for this movie, as well as a number of vocal and facial tics. Were those as written or did you develop them with David Michôd?
Robert Pattinson: It said he was from the South, but not a specific place. I guess all those sorts of tics and things — it was just quite jerkily written? So when you start saying it out loud, it just ends up coming out in your body.
The Rover seems like it was grueling to make. It looks hot, and there are all those flies. Was it? And was that helpful for the role?
RP: I thought it was really easy. I think the most stressful thing in movies is when the weather is really random. Then everyone is just panicking all the time. But it was just sort of hot all the time. If you were trying to play someone who was clean, then it would be incredibly stressful. To have someone coming in and touching up your makeup every 10 seconds — but you were just sitting in a pile of mud, it doesn’t really make a difference. You could just play in the dirt.
You were wearing the same thing the entire time.
RP: I don’t even think they had doubles of the clothes. It took a long time. We went through hundreds of pairs of jeans. It was mainly about the feel — the way the costume department distressed them. We literally put glue in it to make them sit a certain way. They were, like, thick. But I just kind of knew how I wanted to feel. Also, the T-shirt, I knew from the audition exactly what T-shirt I wanted to wear. The colors and everything.
I want to ask about the scene when you sing along with “Pretty Girl Rock.” It’s out of nowhere, and lovely.
RP: When I got to that part in the script, that was one of the main turning points: Wow, this is completely on another level to most things I’m reading. And so brave as well — doing something that could be completely baffling to people. I thought it was going to be a tiny insert, and when I walked in to do the scene, David’s got this massive push-in on a track that’s like a 100-foot-long track. And just pushing in for almost the entire song. It was kind of great.
It was a sweet moment — you really feel for the character who’s never lived a different kind of life.
RP: He’s never really learned how to think like a normal person. He has no concept of what his decisions will affect, because no decision he’s ever made has ever affected anything before.
Twilight made you a rich movie star and paparazzi target. Now that it’s been almost two years since Breaking Dawn Part 2 came out, how do you look back on the experience?
RP: I knew when I signed up after the first one came out, I knew it was going to be about a 10-year process to really — I’m not sure what! To get to the next plateau. I’ve been extremely lucky as well, but it kind of does seem like there’s little gradations — every year, every job, something happens, and people’s perception changes a little bit. I don’t look back on it being a different part of my life. It’s all one road, really.
A lot of are actors go back and forth between big studio movies and smaller indies. But since Twilight, you seem like you’ve avoided studio films. Is that deliberate?
RP: It hasn’t really come up. Maybe there was a little period after the first Twilight where just because you’re the new thing, you get offered a bunch of big budget things. And nothing really connected with me. But I think my energy and also how people perceive me — I don’t fit too many roles like that. I never played team sports in school, and I think people can tell! As I get older, the parts become a little bit more open. But the young guy parts in big budget movies, you can always tell the guy has played team sports. I hated them.
I was going to ask you whether you feel Twilight has held you back, but now I think I should ask whether or not playing team sports has.
RP: It’s just weird. I think I just gravitate toward loner parts. I feel my emotional reactions to things are quite off a little bit. I remember doing Twilight and Catherine Hardwicke just being, like, “Why are you looking at her like that? You look like you want to kill her.” I’m, like, “I do? That’s, like, a love look!” I try to do things with Cosmopolis and this — it’s an emotional spectrum that’s slightly off. I feel like I can commit to that a little bit more than hit the traditional beats.
You seem very director-focused in your choices.
RP: You try and limit the margin for error as much as you can. Even if you end up doing a shitty movie, but you’ve been working with Herzog or something, you’re not doing a superhero movie that’s supposed to be something completely different. And then if you make a shitty superhero movie, it’s like, what do you expect?
Did you just say that the Werner Herzog movie you’re in, playing T.E. Lawrence, is shitty?
RP: No, not at all! I’m hardly in it anyway.
Oh, is that right? I couldn’t tell.
RP: I was only there for like 10 days. No, I think it’s going to be cool. I saw some of the stuff with Franco and Nicole Kidman that looked really good. It’s insurance. With Michôd, I wanted to work with him for ages. I thought Animal Kingdom was one of the best debuts in the last 10 years.
You have a bunch of movies coming up, but one that jumped out at me was Life, the story of James Dean and Dennis Stock, the photographer. A lot of the parts you’ve taken since Twilight seem to have nothing to do with your life experience — but the idea of photography and a young star does intersect.
RP: It’s funny, I didn’t think about that. What I liked about it was that it was about professional jealousy. It was before James Dean was famous, but obviously he loved having his photo taken. Both of them were super arrogant, and they both think they’re the artist. Dennis was so filled with neuroses and jealous of everything. I didn’t really think about the celebrity aspect of it. I don’t think Dennis ever thought about it. Also, I think afterward, he was pissed that that was his legacy.
I read an interview with you recently in which you said you weren’t sure whether you’ve found your feet yet as an actor. Do you think you ever will?
RP: I don’t know. In some ways, hopefully not. The only thing I deal with every single job is trying to overcome confidence issues. I think in some ways, it’s helped me just having fallen into it, and not really being, like, I need this. That’s when you go crazy and you lose control of your personal life. In some ways, it is very frustrating when I’ll know how to do something in my head, and something inhibits it. It just drives me nuts. I think it’s good when there’s no expectations of the character. And then I’m fine.
What do you do when you find you can’t do something?
RP: It’s just, like, horrible. There was one moment when I was doing Life. I knew exactly how to do this scene. I’d been planning the whole scene for the whole movie. And it just, for whatever reason, it was just not happening. And no one else knows. I’m just, like, losing my mind on the set. Everyone’s so uncomfortable. Also, with a little bit of experience you realize, OK, I’m just going to not let anyone else speak, and deliver each line in about 10 different ways. And hopefully they’ll fix it in the edit! Can you just make my performance for me?
Is it frustrating?
RP: It’s the most horrible thing ever. Especially because most of the time, especially in big emotional scenes, it’s just because you feel like you’re faking it. And you know how not to fake it, but it’s not happening in your body. And there’s nothing you can do. At the end of the day, people watching it half the time can’t tell at all. Or 90% of the time, you can watch a scene you think is the worst scene ever and you’re completely faking it — and no one knows.
I recently reread that Vanity Fair cover story about you from 2011 during which your life seemed pretty unlivable because of the paparazzi. Have things improved at all?
RP: I remember doing that interview, and I thought I was, like, telling jokes. Then the interview comes out and it sounds like I’m about to kill myself.
Oh! Part of it was her commenting on what she observed about what your life was like.
RP: I was, like, How have you observed this? We just sat in someone’s house. Whatever. I guess from an outside perspective, there’s a period of contraction in your life where you have to get used to what feels like your life becoming impossibly smaller. But that was about four years ago. I felt a little funny then. But you realize what you like doing, and suddenly it becomes easier. Some people get OK getting photographed doing their groceries or going out of whatever. I realized I cannot handle that at all. And so, I just don’t go to places where I get photographed. And as soon as I made that decision — don’t worry about it, stop complaining about it — it was a massive weight taken off.
So, there are ways to live your life not being photographed?
RP: Yeah. 100%.
Even here in L.A.?
RP: There are a very limited amount of places you can go. If you go to The Grove, you’ve got to accept something is going to happen.
You can’t go to the Apple Store at The Grove.
RP: I miss that place. Watching the fountains!
So, you like living in Los Angeles? I mean, you could live wherever you want.
RP: I always thought I was going to move back to London, but London’s changed so much since I left. A lot of my friends have left and stuff, or they have families. It’s different. Also, my main interest in my life at the moment is film, and this is the best place to be for film. Also, I like the kind of levity of living here as well. People want to get stuff done — they’re not downers all the time. In a lot of big cities, most people are just, like, Oh, god, it’s impossible. People aren’t like that in L.A. And I really like it.
In that Vanity Fair interview, you said you admired Charlie Sheen —
RP: I did?
I’m sure it was very of the moment! You said you liked that he was a crazy person who doesn’t give a fuck. And in The Hollywood Reporter recently, you talked about being a fan of Harmony Korine’s for what I imagine are the same reasons. Could you not give a fuck if you tried?
RP: I do, in a way. But I don’t want people to hate me. I basically do whatever I want. But one of the aspects of what I want is, I want people to like me!
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