venerdì 30 maggio 2014

Nuova intervista di Kristen Stewart per Reuters (Cannes) _ New interview of Kristen Stewart for Reuters (Cannes)

(Reuters) - Da Hollywood a CannesKristen Stewart ha lavorato duramente per mettere una certa distanza tra la fama acquisita con  "Twilight" e i progetti drammatici più seri che sta abbracciando da quando il franchise  sulla storia d’amore vampiresca è giunto al termine.
La Stewart, 24 anni, è diventata molto nota ai fan accanto al fidanzato Robert Pattinson nella Saga di Twilight, dove interpreta una ragazza adolescente innamorata di un vampiro. Quest’anno ha presentato il film Camp X-Ray al Sundance  dove interpreta una guardia nel carcere di Guantanamo.
Nel suo ultimo film "Clouds of Sils Maria," che ha debuttato al Festival di Cannes, la Stewart interpreta l'assistente personale di un'attrice che sta invecchiando e si ritrova a dover combattere contro la reazione dell’industria cinematografica al suo invecchiamento.
In un'intervista con Reuters, l'attrice parla della fama e di come si rapporta con le sue intuizioni.
 Cosa ti ha attratta di Clouds of Sils Maria?
All’improvviso è diventato il progetto perfetto. La mia carriera è esplosa, si sa già, con Twilight, grazie al quale sono diventata famosa. E’  singolare per me interpretare l’assistente di un’attrice che poi si lascia andare a riflessioni su quel mondo,descrivendo come funziona e quanto superficiale possa essere.
Hai lavorato con regista/scrittore europeo in questo film, la mentalità europea differisce molto da quella americana? C’è più libertà d’azione in un lavoro prettamente europeo rispetto a quanto potresti riscontrarne in uno ad Hollywood?
Una libertà che comunque non è assente negli Stati, ma di certo nell’industria cinematografica non prevale questa sensazione di libertà, devi pensare bene al modo in cui puoi dire ciò che vuoi dire, perché sei realmente preoccupato della reazione della gente, non vuoi indispettirla. La mentalità europea differisce in questo, le persone hanno meno paura e fanno le cose per se stessi. Per pura arte. E non per commercializzare le cose. E’ una bella sensazione. Fare in film in sé è una cosa ridicola. Stai interpretando una persona che non sei, e quindi fingi di essere qualcun altro mentre le persone ti osservano mentre fingi di essere qualcun altro. E’ folle. Ma ne vale la pena se stati dicendo qualcosa , può essere trascendentalmente importante.
E’ difficile rimanere se stessi mentre l’industria preme e tira in questo modo ed i media  ti danno il tormento qualsiasi cosa tu faccia?
Non faccio quel che faccio per dare una certa percezione di me o lasciare che si pensi di me in un certo modo. Sarebbe come prendere a calci  la possibilità di fare film. Non fa proprio a caso mio. E non so come la gente possa farlo. Non so come le persone si muovano attraverso le loro carriere. Non so in base a cosa scelgano, tipo “Beh, questo non  è il mio genere, molto differente dal mio, ma la gente non mi ha mai visto in questo ruolo, così lo sceglierò proprio per questo”. Ed io mi chiedo “Perché stai facendo questo per altre persone? Dovresti farlo per te stesso”. E’ così che la penso fin da quando ho iniziato a fare questo mestiere, quindi non mi importa davvero tutto ciò.
Avverti la pressione di dover restare in cima ai giochi?
Voglio assolutamente dirigere un film un giorno. Recentemente ho diretto un video musicale(per la band Sage + The Saints),era un piccolo progetto ma mi sono divertita, ed ero molto felice facendolo, sarà una grande cosa, non importa altro. Anche quando facevo uno scatto con la Polaroid la gente era lì a dirmi “Cos’hai fatto? Fammi dare un’occhiata”. Ed io ero del tipo “dammi un po’ di tempo in modo che capisca anch’io di cosa si tratta” Non è qualcosa del quale lamentarsi, lo so. E’ incredibile il fatto di aver potuto fare questa cosa. E’ solo un po’ strano. E’ diverso.
 

(Reuters) - From Hollywood to Cannes, Kristen Stewart has worked hard to put some distance between her "Twilight" fame and the more serious dramatic projects she has been embracing since the vampire romance franchise ended.
Stewart, 24, who became a fan favorite among young adults alongside her then-boyfriend Robert Pattinson in the "Twilight" films where she played a teen girl smitten with a vampire, has turned to darker fare such as this year's Sundance film "Camp X-Ray," where she plays a prison guard at Guantanamo Bay.
In her latest movie "Clouds of Sils Maria," which premiered at the Cannes Film Festival, Stewart plays the personal assistant of an aging actress dealing with the challenges of the film industry's reaction to her getting older. The film also stars Juliette Binoche and Chloe Grace Moretz.
In an interview with Reuters, the actress opened up about her views on the fame game and dealing with perceptions.
Q: What drew you to "Clouds of Sils Maria"?
A: It happened to be the perfect project, timing-wise. Just my experience with my career, how it's gone - you know, "Twilight" blew up - I'm extremely famous. It's interesting for me to play an actress' assistant who then comments on that world and how it works and how superficial it can be.
Q: Working with a European writer-director on this film, was that a different mindset from working in America? Is there a freedom that comes from working in Europe that you might not get in Hollywood? 
A: It's not absent in the States, but it's not prevalent to feel free within the film industry, to feel like you can say what you want to say, not with any concern about how people are going to react to it, whether you're going to piss them off.
So here, it seems like people are less afraid because again they're doing it for themselves. It's for the art of it. It's not to market things. It's just, it's a good feeling.
You know, to make a movie is so ridiculous. We're going to go film each other pretending to be other people so other people can watch us pretending to be other people? It's insane. But if it's worth it and it's saying something ... it can be transcendentally important. 
Q: Is it difficult to remain yourself knowing the industry is pushing and pulling you this way and that, with the media often giving you a hard time regardless of what you do?
A: I don't do what I do to ... control perception or make people think a certain way about me. That would be traipsing all over the experience of making any film.
It's just so ass-backwards to me. I don't know how people do that. I don't know how people tactfully traverse their careers. I don't know how they choose, 'Well, this is a different side of me people have not seen and so I will present that to them now.' It's like, 'Why are you doing this for other people? You should be doing it for yourself.' And so I've functioned from that position since I started, and therefore I really don't care about all that.
Q: Do you feel the pressure of needing to stay on top of the game?
A: I want to make movies one day, like absolutely I want to direct movies. And I directed this music video (for indie band Sage + The Saints) and I was like, it's just this dinky little thing and it's fun, and I'm so happy to do it, but it's going to be a big deal, no matter what. Even if I shoot it on a Polaroid camera, people will be like, 'What did she do? Let's take a look.' It's like, 'How about you give me a second to figure it out?' So, yes, that's not something to complain about. It's incredible that I can do that. It's just kind of weird. It's different. 

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